Ogni epoca ha potuto contare su strumenti e modalità di educazione e formazione peculiari, specie in relazione al diverso stadio di evoluzione della tecnologia con cui si doveva confrontare. Gli ultimi due secoli sono quelli che hanno assistito all’invenzione dei più usati mass media: radio, tv, computer.

Dal ministro della Gioventù l’invito a una piccola rivoluzione culturale che offra esempi positivi in grado di far meglio considerare priorità e aspirazioni.

Dobbiamo riconoscere l’importanza che essi hanno rivestito nella trasmissione del “sapere”. Sarebbe frutto di un’osservazione miope non dare il giusto peso all’incidenza che i media hanno prodotto nel processo di alfabetizzazione di masse sociali che, specie in molte aree del Meridione italiano, incontravano, ancora fino a qualche decennio fa, difficoltà nell’approccio con la lettura e la scrittura. Enormi risultati sono stati raggiunti anche a livello informativo: basti pensare che è sufficiente un clic per avere conoscenza di eventi verificatisi in qualunque luogo del mondo. Tuttavia, con lucidità, non bisogna omettere di evidenziare gli aspetti negativi di tale fenomeno: mi riferisco, ad esempio, ad un tipo di televisione che non si distingue certo per tratti autenticamente edificanti.

Qualcuno suole dire che ciò che viene quotidianamente trasmesso, nel solco dell’era dei cosiddetti reality, non rappresenti altro che uno spaccato della società italiana e che sia il cosiddetto “share”, e quindi le basilari regole del mercato, a determinare la elaborazione e la continuità di palinsesti. I giovani hanno comunque scelto internet come mezzo di comunicazione principale.

Il fenomeno dei social network, della condivisione dei contenuti multimediali nonché la comunicazione in tempo reale, hanno decretato il successo del web. La tv è obsoleta rispetto alle loro esigenze: ora la tecnologia consente una maggiore interazione tra utente e televisione ma non è paragonabile a quella di internet, anche perché fortemente condizionata dalla mediazione di terzi e non diretta tra utenti. Bambini ed over 50 sono oggi i principali fruitori della televisione che mantiene un qualche appeal sui giovani solo per eventi sportivi ed alcune fiction, comunque sempre su internet in ogni momento. Resto del parere che la notevole influenza che l’universo giovanile subisce da queste forme di tecnologia ci impone di tutelare il diritto ad una corretta formazione del giovane.

Ci sono modelli fasulli che una parte, anche se minoritaria , del mondo giovanile vede come idoli, come esempi da emulare: successo, denaro, l’apparire, rappresentano obiettivi e ideali di vita, e in questa prospettiva non si può non riconoscere la notevole influenza che i media esercitano. Occorre più coraggio, una piccola rivoluzione culturale che offra esempi positivi in grado di far meglio considerare priorità e aspirazioni.

La radio, il più arretrato tecnologicamente ed il più economico di questi media, mantiene un ottimo gradimento dei ragazzi. Evidentemente essi non solo sono attratti dalle immagini fantasmagoriche ma anche dall’immaginazione che le parole sanno regalare. Valuto positivamente l’iniziativa di premiare trasmissioni e programmi radiofonici che si occupano di tematiche sociali ed educative. Ciò detto, non possiamo demonizzare questi media perché innanzitutto non è a loro che dobbiamo delegare la formazione dei giovani e poi perché essi mantengono comunque una spiccata funzione ricreativa a cui non possono e non devono rinunciare. Abbiamo aperto una radio anche al Ministero, si chiama Radio Gioventù e trasmette sia via web che su un circuito di radio locali e nazionali: un appuntamento settimanale con i protagonisti del mondo giovanile e della politica, insieme ai quali cerchiamo di veicolare messaggi positivi e storie di “meglio gioventù” a cui i mass media tradizionali non danno spazio.

Giorgia Meloni è ministro della Gioventù.